Marzo 7, 2014 Redazione
In un’intervista Jacques Testart mette in guardia dalla tentazione prometeica di «fabbricare individui». Lui, uomo laico e di sinistra, dice: «Solo i cattolici resistono un po’. I miei amici non vogliono neppure parlarne»
In una bella intervista oggi ad Avvenire, Jacques Testart ripete alcune sue grandi perplessità sulla fecondazione assistita. Testart, uomo laico e di sinistra, non è uno qualunque, ma il “padre” del primo bambino nato in provetta. Oramai da molti anni il biologo ha iniziato un percorso di revisione critica delle pratiche di fecondazione extracorporea, arrivando a definire «una schiavitù» la maternità surrogata e attaccando il pensiero prometeico di certi scienziati. Interpellato sul suo ultimo libro dato alle stampe (Faire des enfants demain, Fare bambini domani), Testart spiega che «rispetto all’eugenismo storico, doloroso e autoritario, si estende oggi un eugenismo consensuale, nel senso che sono le stesse persone a chiedere di avere un bambino normale, eliminando presunti embrioni anormali. In Europa, il fenomeno è cominciato con la fecondazione in vitro e la scelta del donatore di gameti maschili da parte del medico. Ciò era presentato come un atto generoso, dato che la scelta era di concepire bambini non malati e simili al padre. (…) Oggi, dappertutto, il fenomeno esplode con le banche di gameti e la selezione degli embrioni».
APPRENDISTI STREGONI. Oggi la fecondazione in vitro «è un processo doloroso per le donne». Se le tecniche miglioreranno in futuro questo comporterà «una sorta di clonazione sociale, senza passare per la clonazione in senso tecnico. Si elimineranno alcuni caratteri dell’umanità di oggi, con l’idea che i nuovi caratteri sono superiori e vantaggiosi». Ma questo è un grave rischio, avverte Testart, perché noi facciamo «gli apprendisti stregoni» sebbene «non sappiamo affatto dove stiamo andando. (…) In questo contesto fabbricare individui geneticamente simili rischia di firmare la morte della specie nel volgere di due o tre secoli».
UNA QUESTIONE SOCIALE. Il problema non è solo medico, ma sociale e culturale, dice il biologo. «Quando ad esempio i ginecologi francesi chiedono di congelare gli ovociti di donne che non hanno alcun problema ma che per ragioni di carriera o altro non vogliono far bambini da giovani, è evidente che non si tratta di un problema medico. È una questione sociale. Si può ad esempio imporre al datore di lavoro di non impedire l’ascensione professionale delle donne con bambini. Non spetta ai medici risolvere la situazione con simili artifici. In parallelo, è anche vero che in Francia oggi il 25 per cento delle coppie che chiedono una fecondazione in vitro non ne ha davvero bisogno. Basterebbe attendere un po’». È una logica distorta che si ammanta di visioni errate; prendiamo ad esempio «il caso delle donne che chiedono di congelare i propri ovociti. Si invoca una presunta disuguaglianza rispetto agli uomini, che restano teoricamente fertili durante tutta la vita. I ginecologi pretendono di compensare questa disuguaglianza con la tecnica».
SOLO I CATTOLICI CAPISCONO. Testart, infine, dedica una battuta alla sua situazione personale. Lui, uomo laico e di sinistra, che si trova sulle stesse posizioni di tanti cattolici, «i soli che capiscono quanto dico e resistono un po’. Personalmente, ciò mi affligge. Sono un uomo di sinistra e mi espongo agli sberleffi dei miei amici quando racconto ciò. Non vogliono neppure parlarne». Io, dice, «non ho affatto ricevuto un’educazione religiosa, ma appartengo alla cultura giudeo-cristiana, senza essere direttamente un giudeo-cristiano. E poi, constato che le grandi religioni non hanno concepito per caso certe proposte comuni per il bene dell’umanità. È in questo modo che si può riuscire a vivere in società, anche se storicamente vi è stato forse in ciò pure dell’opportunismo».
Il Tempi, Marzo 07, 2014
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